Tragedia nel Mar Nero, colpito da una tempesta con venti superiori ai cento chilometri orari e onde alte fino a cinque metri. Cinque navi sono affondate, tre marinai sono stati recuperati privi di vita, quindici risultano ancora dispersi, mentre trentaquattro sono stati tratti in salvo. L’episodio più grave si è verificato al largo del porto di Kavkaz, dove la petroliera Volganeft 139 si è spezzata in due, provocando il versamento in mare di oltre duemila tonnellate di greggio. Danni ambientali sono stati causati anche dalla nave cargo Hadj Ismail, affondata a largo di Sebastopoli, per la perdita di 5.600 tonnellate di materiali ferrosi.
Le tre vittime recuperate in mattinata sembrano invece appartenere all’equipaggio della Nakhitchevan, una nave carica di zolfo colata a picco nei pressi della penisola di Crimea, così come il cargo russo Volnogorsk, anch’esso trasportante materiale sulfureo. La catastrofe non ha risparmiato nemmeno la portacontainer Kovel e ha messo in difficoltà molte altre unità , tra cui la petroliera Volganeft 123, che ha subìto uno squarcio sulla chiglia, non perdendo tuttavia combustibile.
“Il vento adesso sta soffiando verso la costa ucraina – ha detto Oleg Mitvol, vice capo della Rosprirodnadzo, l’agenzia russa per l’Ambiente – e lo stato di emergenza si è ridotto. La soluzione del problema potrebbe richiedere anni. Il petrolio è una sostanza pesante e si sta depositando sul fondale. Ci troviamo di fronte a un disastro ambientale”.
Un dramma ecologico ha colpito anche l’altra parte del mondo, la baia di San Francisco, dove una nave portacontainer ha urtato un ponte, versando nelle acque californiane 220.000 litri di greggio. Il governo californiano ha vietato l’accesso al mare ai bagnanti, mentre i mezzi di soccorso dello stato americano si stanno già impegnando per asportare il combustibile disperso.