Salvati da un aereo che ha notato l’enorme scritta “Help!” tracciata sulla spiaggia di un’isola deserta. E’ accaduto a tre naufraghi australiani, due ragazze di 22 e 24 anni e un uomo di 34, partiti sabato per un weekend a base di sci d’aqua e nuoto, affittando una barca da Heron Island, al largo delle coste nord orientali dell’Australia. Non è chiaro quale avaria abbia bloccato il mezzo, ma i tre sono stati costretti a fermarsi in un’isola sconosciuta e disabitata. Dopo una notte passata all’addiaccio e poche speranze di tornare alla base, hanno tracciato una enorme scritta sulla spiaggia, “Help”, aiuto, e sono rimasti ad aspettare i soccorsi.
Stamattina un piccolo aereo inviato alla loro ricerca ha sorvolato una spiaggia dell’isolotto di Erskine, ha notato la scritta ed è ammarato poco distante, portandoli in salvo. E’ la prima volta che un salvataggio del genere accade su una spiaggia australiana. Ma, dicono i mitici “Royal flying doctors” (dottori volanti che con piccoli aerei-ambulanza raggiungono i posti più remoti), «nell’outback è pratica comune». Gli interventi in soccorso di persone che si perdono nel deserto sono centinaia l’anno. In maggior parte si tratta di turisti (l’anno scorso un inglese è stato salvato due volte nella stessa settimana).
Ma anche gli australiani finiscono nei guai. Tanto che i dottori volanti hanno stampato un manuale con i consigli per la sopravvivenza, consultabile anche su internet. «Se si è rotta la macchina, non mettetevi a camminare, fate un Sos leggibile dal cielo. Perché sia ben visibile deve essere lungo otto metri. Nel deserto i segnali è meglio farli con le pietre, perché il vento cancella le scritte. Se l’aereo vi ha avvistato, ondeggerà per farvi capire che vi ha visto», dicono i Flying doctors. Altri metodi, a parte la scritta di Sos, comprendono l’accensione di un fuoco o, se si ha un’arma da fuoco, sparare diversi colpi a salve. E, raccomandano i dottori volanti, «sparate in terra, non verso l’aereo».