Il Politecnico di Milano, insieme alla University of Queensland di Brisbane e con altri partner italiani e australiani, grazie al supporto della Fondazione Politecnico di Milano e della Fondazione Torino Wireless, sta sperimentando un sistema innovativo di rilievo e comunicazione sensoriale in grado di costituire la pietra miliare per il monitoraggio della barriera corallina australiana (Progetto SEMAT). I 2000 km di barriera corallina sono fonte di ricchezza per l’Australia e sono considerati dall’UNESCO uno dei patrimoni dell’umanità.
La barriera può essere seriamente compromessa dai comportamenti dell’uomo e dai cambiamenti climatici. La necessità di studiare l’evoluzione dei fenomeni in corso in questo sistema naturale e la difficoltà di procedere ad una analisi sistematica con le attuali tecniche di rilievo, ha suggerito lo studio di strumenti innovativi e il conseguente impiego di nuove tecnologie, come quelle fornite dalle reti wireless di monitoraggio distribuito con sensori a bordo delle singole unità.
Il sistema studiato consiste in una serie di sofisticatissime boe del diametro di 20-30 cm e dello spessore di 15 cm che, attraverso una rete wireless, trasmettono ad una stazione base dati relativi all’ambiente marino come la temperatura, la salinità, la luminosità, (eventuali sensori possono essere aggiunti per monitorare parametri specifici quali il grado di inquinamento ambientale, chimico, ecc). Alla stazione base, i biologi marini insieme ai quali i ricercatori del Politecnico hanno pensato il sistema, ricevono i dati dalle boe, li rielaborano e ne traggono importanti informazioni su come le caratteristiche dell’acqua possono influenzare la vita degli organismi viventi che popolano la barriera. La sfida tecnologica, che ha reso questo sistema unico a livello mondiale, risiede principalmente nella progettazione della rete di monitoraggio che garantisca una qualità di servizio elevata in un ambiente esterno estremo (l’ambiente marino, caratterizzato da moti ondosi e maree) e non in laboratorio o in un ambiente controllato.
Dopo i primi test sul lago di Como, i ricercatori del Politecnico hanno provato dal 18 al 22 novembre una decina di boe (ma il sistema è facilmente scalabile e può raggiungere le 100 unità) nella Moreton Bay, al largo delle coste di Brisbane nello Stato del Queensland, che permettono un controllo capillare di ogni minima variazione ambientale. Le boe sono a basso consumo energetico e utilizzano piccoli pannelli solari per l’accumulo dell’energia in batterie ricaricabili o supercondensatori, risolvendo i problemi di approvvigionamento energetico. Una fase di ingegnerizzazione delle boe consentirà tra qualche anno di ridurne considerevolmente l’attuale dimensione fino ad arrivare alle dimensioni di un compact-disc con lo spessore di qualche centimetro; si arriverà così alla cosiddetta smart dust (polvere intelligente): migliaia di unità con le stesse funzioni delle boe che potranno essere disperse lungo tutta la barriera corallina con un impatto ambientale trascurabile.
Il progetto è stato supportato anche da ABIE (Australian Business in Europe) associazione che si propone di facilitare e intensificare la cooperazione e le partnership tecnico-scientifiche, economiche e finanziare per lo sviluppo di iniziative high-tech fra Europa e Australia. Cooperazione agevolata anche dal recente accordo fra Regione Lombardia e Stato del Queensland, sottoscritto nel Novembre 2006 dal Presidente Roberto Formigoni e dal Premier Peter Bettie, che vede quali elementi qualificanti le attività per lo sviluppo di biotecnologie e altre tecnologie emergenti fra queste due regioni.
La ricaduta di questo studio sarà di valido supporto per la diffusione dei grandi sistemi di monitoraggio ambientale wireless nell’ottica della protezione pubblica, nel controllo della distribuzione dell’energia, delle risorse idriche, del traffico urbano e interurbano, della sicurezza e protezione delle grandi strutture (porti, aeroporti, centri commerciali, ecc.) e, in generale, delle attività di tipo industriale produttivo.