Sistema nautico italiano: sfide e obiettivi per poter competere

di Redazione 428 views0

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“Pregi e difetti del sistema nautico italiano: sfide e obiettivi per poter competere” è stato il tema affrontato dal meeting dell’international Propeller Club Port of Venice. Relatori della serata il presidente di ASSOMARINAS e consigliere UCINA Roberto Perocchio , quello dell’ASSONAUTICA NAZIONALE Gianfranco Pontel, di CONSORMARE (il Consorzio veneto per lo sviluppo della cantieristica e del turismo nautico) Giuliano Borella , del Distretto Nautico veneziano (che associa oltre 400 aziende) Michele Cazzanti e il rappresentante dell’Istituto Giordano Beniamino Marogna. Si è tratto di un’analisi a tutto campo del comparto nautico che – come ha ricordato il presidente del Propeller Massimo Bernardo – genera, esclusivamente nella produzione di imbarcazioni, di motori ed accessori, un fatturato di oltre 5 miliardi di euro oltre a quello incalcolabile prodotto dal turismo nautico in continua crescita.

“L’ingresso in ASSOMARINAS, l’Associazione nazionale dei porti turistici recentemente costituita in stretta collaborazione con UCINA – ha esordito Perocchio – proprio in questi giorni ha ratificato l’ingresso di importanti realtà come Marina Porto Antico di Genova, Porto Rossi di Catania e Base Nautica Flavio Gioia di Gaeta che vanno ad aggiungersi ai 57 porti associati della costa adriatica”. Il presidente di Assomarinas ha poi ricordato come a seguito della recente sentenza della Corte Costituzionale, la 344/07, che ha riconosciuto piena competenza a Regioni e Comuni nelle aree costiere precedentemente riservata allo Stato, per la portualità turistica nazionale si aprano grandi prospettive nel recuperare circa un centinaio di porticcioli già esistenti.

Resta tuttavia in bilico il futuro della portualità turistica che lega il suo sviluppo alle sorti del decreto legge “milleproroghe” in discussione alla Camera il prossimo 19 febbraio, “ che rappresenta l’ultima occasione – ha affermato Perocchio- per sospendere l’esecutività dei nuovi canoni demaniali introdotti con la Finanziaria 2007 che, se restassero tali, potrebbero lasciare “a secco” la portualità turistica del Paese”. Critico sugli effetti del nuovo Codice sulla nautica da diporto, legge n.172 del 2003, il presidente dell’Assonautica Gianfranco Pontel : “ la legge sulla nautica è stata una vittoria a metà in quanto proprio la nautica poiché settore di nicchia, esercita una forza dirompente sul territorio. Per queste ragioni avrebbe dovuto essere legata più al turismo che al codice della navigazione dando così la possibilità di realizzare l’integrazione tra le filiere del mare e quelle di terra, dall’agroalimentare, al secondario e al terziario”. Secondo Pontel la struttura portuale del Paese non sarebbe ancora qualitativamente adeguata per rispondere alla nuova ,crescente domanda di servizi di qualità di un turismo nautico in continua evoluzione”.

Sui Distretti nautici e le loro implicazioni sullo sviluppo del settore nelle varie regioni con particolare attenzione alle grandi concentrazioni di investimenti finanziari che gli stessi possono polarizzare, sono intervenuti il presidente di Consormare , consorzio che rappresenta a Venezia oltre 40 aziende e 400 addetti con un fatturato complessivo stimato in oltre 100 milioni di euro, e quello del Distretto nautico veneziano Michele Cazzanti . Per il primo vanno presi a modello di sviluppo i poli nautici toscani e marchigiani nonché i centri liguri, romani, napoletani e siciliani mentre nell’area veneziana è già stata individuata un’area di 4-4 ettari con fronte mare di circa 600m. con all’interno una darsena dotata di moli galleggianti per consentire l’ormeggio di imbarcazioni dai 10 ai 30 m.” Se questa ipotesi venisse realizzata sarebbe il primo importante passo- ha dichiarato Borella- per realizzare anche un’area attrezzata per il refitting di yacht e maxiyacht che, fino a 300 unità , regolarmente, transitano per il porto di Venezia, ma, proprio per la mancanza di strutture la loro sosta si limita a soli 3-4 giorni per poi raggiungere le coste croate”.

Dunque, per Venezia la “Cittadella per la Nautica” per nanismo imprenditoriale e polverizzazione delle aziende sembra ancora un sogno lontano mentre per Michele Cazzanti , che è anche presidente dei Cantieri Dalla Pietà e della V.Y.P. (Venice Yacht Pier) società della Venezia Terminal Passeggeri s.p.a. che con V.Y.S.A. (Venice Yacht Service & Assistance) gestisce il traffico di maxi e megayacht che approdano il laguna, “ Nell’area veneziana bisogna ripartire da zero in quanto se accanto ai cantieri produttori manca la filiera dell’industria nautica, i primi sono destinati a delocalizzare per avvicinarsi alle industrie di settore dell’entroterra , la seconda, se lontana dai cantieri nautici , per le pesanti diseconomie di scala, è destinata a chiudere i battenti”.

A conclusione dei lavori è stato il presidente del Propeller Veneziano a richiamare l’attenzione sulla necessaria realizzazione del secondo Polo nautico italiano, cioè quello che avrebbe dovuto nascere in alto Adriatico con finanziamenti europei, dopo quello di Genova, il cui punto di eccellenza è la collaborazione tra le Città di Venezia e Trieste oggi attualizzata dal recente agreement sottoscritto dai rispettivi sindaci Cacciari e Dipiazza che vede proprio la portualità turistica e commerciale al centro dello sviluppo economico delle due regioni. “Un progetto – ha concluso Bernardo- che se realizzato in tempi certi potrebbe rappresentare il vero “start up” non solo per l’alto Adriatico, ma per tutto il sud Europa che proprio al Mediterraneo orientale chiede una nuova politica di sviluppo dell’ economia marittima per poter competere con i porti del nord Europa nella conquista dei grandi mercati emergenti dell’est del continente”.
(da avvisatore.it)

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