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Da oltre un decennio la navigazione nello stretto di Messina non è sicura. La grave carenza di sicurezza sembri derivi dall’aumento vertiginoso del traffico dovuto allo sviluppo del porto mercantile di Gioia Tauro e dagli attraversamenti orizzontali e verticali nello Stretto. E’ stato affidato all’IPSEMA, l’Istituto di previdenza dei marittimi, il compito di studiare le possibili misure per mettere in sicurezza una delle rotte più trafficate del mediterraneo.

Dopo molti incidenti in quel tratto di mare si è deciso, attraverso un intervento normativo, di attribuire all’Istituto di Previdenza per il Settore Marittimo particolari funzioni in materia di sicurezza della navigazione nell’area dello Stretto e negli ambiti portuali e proposte di misure di prevenzione. Compiti che peraltro già svolge l’Istituto su tutti i mari, attraverso l’informazione, la consulenza e l’assistenza proprio in materia di prevenzione.

Circa un anno fa uno degli incidenti più spaventosi, accaduti nello stretto, fu la collisione tra l’aliscafo in servizio tra Reggio Calabria e Messina, il Segesta Jet e il cargo russo Susan Borchard che costò la vita a quattro marittimi e il ferimento di ottanta persone. In questi giorni, ricordando la tragedia, si sono alzate voci a difesa del sistema di sorveglianza dello Stretto attraverso il continuo monitoraggio del traffico e delle navi ma anche voci discordanti che continuano ad esprimere un allarmante scetticismo in merito.

“Ancora oggi – conferma il Presidente dell’IPSEMA, Antonio Parlato – tra vari sinistri marittimi ed infortuni ai passeggeri ed agli equipaggi, nello Stretto di Messina non sempre è tutto tranquillo, il Governo con il Ministro Bianchi da un lato ma anche il Parlamento, hanno ritenuto necessario un intervento normativo. Che è quello contenuto nell’art. 8 della legge 29 novembre 2007. L’articolo in questione, recita che, al fine del potenziamento del trasporto merci marittimo da e per la Sicilia, anche con riferimento alle merci pericolose, per la realizzazione di interventi di adeguamento dei servizi nei porto calabresi e siciliani e dei relativi collegamenti intermodali, per il miglioramento della sicurezza, affida all’IPSEMA ed alle Capitanerie di Porto, l’indicazione delle misure da adottare facendo riferimento preciso alla necessità che esse siano connesse all’esperienza codificata nei dati sui sinistri ed infortuni marittimi raccolti ed elaborati dall’Istituto”.

“Sarà dunque compito dell’IPSEMA – chiarisce ancora l’Avv. Parlato – preparare una sua analisi della dinamica e delle cause degli eventi che si sono verificati nello Stretto e che ha registrato nel tempo al fine della successiva indicazione delle misure di prevenzione da adottare per il miglioramento della sicurezza della navigazione in quell’area”.

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Redazione

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