Alex Bellini a quota 40 giorni di mare, ecco le sue parole

di Redazione 296 views0

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Aggiornamento sull’impresa di Alex Bellini, il rematore solitario che sta attraversando l’Oceano Pacifico a bordo di “Rosa di Atacama II”, una barca a remi. Bellini è al suo quarantesimo giorno di navigazione, e quasi quotidianamente affida al proprio diario, pubblicato sul suo sito internet, i racconti e le impressioni della sua impresa in pieno svolgimento. Queste le sue parole.

“E cosi’ e’ passata anche domenica. Domenica?! Gia’ domenica? Per la miseria come passa veloce il tempo. E, ridendo e scherzando, sono gia’ 40 giorni che sono in mare. Se li mettessi tutti in fila me ne ricorderei si’ e no 3 o 4. Questo e’ un brutto scherzo che gioca la monotonia di quest’ambiente: il piu’ delle volte, a distanza di qualche giorno, tutto perde di consistenza e i ricordi si fanno vaghi. Per fortuna che ho preso l’abitudine di scrivere ogni sera un riassunto dettagliato di quanto accaduto altrimenti alla fine della settimana mi sarei gia’ dimenticato tutto.

La scorsa notte avete cambiato anche l’ora, eh!? Si respira un po’ piu’ aria primaverile adesso? Sin da quando ero bambino il fatto che venisse buio un’ora piu’ tardi mi sembrava di aver fatto un’enorme passo in avanti verso l’estate e questo mi ha sempre riempito di gioia. Anche se mi piace moltissimo anche l’inverno. Anche qui ogni cambio di orario viene vissuto come un enorme passo in avanti, verso l’Australia pero’. Lo trovo uno dei pochi segni tangibili di una lenta ma inesorabile progressione, anche se in questo specifico caso non e’ merito delle mie remate se ora ci troviamo con 8 ore di differenza. Cambiero’ nuovamente l’ora portandomi a -9 sull’Italia al 105esimo parallelo, vuol dire tra 18/20 giorni e 540 miglia.

Giornata cominciata con il sole in fronte. A differenza degli ultimi giorni in cui il sole, all’alba, a malapena si vedeva sorgere quest’oggi c’e’ stata una vera e propria esplosione di colori e le poche nuvole che facevano da contorno, tinteggiandosi di colori sempre piu’ accesi, sembravano messe li’ apposta da un coreografo. Progressivamente pero’, con il passare delle ore, e’ andata formandosi, verso Sud, un enorme cappa di nuvole poco spesse,ma molto compatte tra loro che alle 12, come un leggero lenzuolo bianco si e’ posato sopra la mia testa.

Il vento si e’ fatto immediatamente piu’ intenso tanto che la bandiera segnavento era tesa immobile, come ingessata. Qua e la’, sparsi a 360°, si potevano notare dei grandi acquazzoni che scaricavano abbondante acqua e notavo che venivano proprio verso di me. Li si puo’ notare con molta facilita’ perche’ quando sotto una nuvola piove si forma tra la nuvola ed il suolo un alone grigiastro piu’ scuro che in altri posti quindi la pioggia e’ sempre abbastanza prevedibile. Sopra di me era gia’ da tempo tutto nero e le prime gocce di pioggia nebulizzata fine come la nebbia, portata dal vento da un piovasco poco lontano, gia’ le sentivo sul viso. Mi aspettavo da un momento all’altro venire giu’ il finimondo invece, ma invece sono riuscito ad uscire dalla rotta della nube poco prima che ci incrociassimo.

Nelle due ore successive il vento e’ drasticamente calato lasciando calare piano piano anche il mare e per un paio di ore ho potuto godere di condizioni particolarmente facili, come poche altre volte prima. Questa sera, dopo cena, ( il menu’ prevede un brodo con dei fiocchi d’avena, olio extravergine, parmigiano liofilizzato e dei biscotti salati ed e’ sempre la fine del mondo, e non mi fa desiderare di mangiare nulla di meglio) sono uscito per lavare il pentolino e prima di rientrare mi sono fermato a guardarmi un po’ in giro. Le nuvole si erano dissolte tutte prima del tramonto e potevo ammirare un limpido cielo stellato sopra di me.

E’ sempre uno spettacolo da lasciare a bocca aperta. Gli occhi stasera non erano tanto richiamati verso l’alto quanto invece ad osservare tutto cio’ intorno a me. Non mi capita spesso. O meglio, mi capita tutti i giorni di guardarmi in giro, ma senza prestare attenzione alle emozioni che, nel buio, il mare riesce a trasmettermi. La luce di navigazione era ancora spenta e la luna tardava a sorgere. In quel buio totale, perso in mezzo all’oceano a piu’ di 2000 chilometri dalla prima auto, dalla prima luce, da altri esseri umani, solo, con questo vento nelle orecchie, con l’aria che sa di sale, sopra un mare invisibile ma sempre presente a dividermi dall’abisso ed in una notte che e’ sempre un po’ terrore mi sono sentito invaso da una profonda sensazione di pace, di quiete. Avevo mai provato nulla di simile prima? No, mai. Quel secondo vissuto ad osservare il niente e a sentire il tutto e’ valso da solo tutta la traversata”.

E’ possibile controllare dove si trova la “Rosa di Atacama II” in qualsiasi momento tramite il sito di Alex cliccando QUI.

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