Alberto Predieri è stato eletto Vice Presidente dell’ISAF (International Sailing Federation) a Madrid nel corso dell’Assemblea Generale sabato 15 novembre scorso. Federvela l’ha intervistato…
Cosa significa per l’Italia avere un proprio rappresentante tra i 7 Vice Presidenti e quindi nell’Executive Committee dell’ISAF?
AP: Innanzitutto si tratta di un grande riconoscimento per l’intero movimento velico italiano dopo quello più prettamente sportivo ottenuto l’11 novembre dalla nostra Alessandra Sensini, vincitrice nella categoria femminile del prestigioso premio di velista dell’anno e con Vincenzo Onorato candidato al premio, nella categoria maschile, per il secondo anno consecutivo. E’ poi la dimostrazione che l’Italia sa farsi apprezzare ed è quanto mai presente nel movimento velico internazionale, considerato anche che succedo nella carica all’indimenticata Nucci Novi alla quale ho rivolto uno dei miei primi pensieri dopo l’elezione. Adesso occorre dimostrare di aver meritato questo riconoscimento.
Qual è il tuo programma, e quali sono gli obiettivi e i risultati che ti auguri di ottenere quale Vice Presidente mondiale della Vela nel quadriennio 2009-2012?
AP: Preferisco parlare di quali risultati mi auguro l’Executive Committee dell’ISAF possa ottenere piuttosto che dei miei. L’esito di queste elezioni, a mio avviso, può essere interpretato come la volontà di far prevalere due esigenze solo apparentemente contrapposte: quella di consolidamento e quella d’innovazione. La prima si legge nella conferma di Goran Petersson alla carica di Presidente e di alcuni Vice Presidenti uscenti, la seconda nella scelta di candidati che si contraddistinguono da un punto di vista sia anagrafico (sono il più giovane Vice President nella storia dell’ISAF) sia geopolitico (l’assenza di paesi tradizionalmente presenti nell’Executive Committee). Il nuovo Executive Committee si è riunito per la prima volta domenica scorsa ed ha fissato gli obiettivi generali, tra i quali vi è senz’altro – come ha annunciato il Presidente Petersson durante i lavori del Council – quello di rendere più efficiente l’ISAF dal punto di vista decisionale e gestionale, con una rivisitazione della sua intera struttura (governance). Per dare un’idea a tale proposito, basta pensare che nessuna delle principali federazioni internazionali (FIFA, IAAF, FIA) ha una riunione annuale lunga come quella dell’ISAF (11 giorni), tutte attestandosi sui tre/cinque giorni.
Chi è Alberto Predieri e come sei “diventato” Vicepresidente ISAF: la tua storia di velista, quindi la tua lunga presenza nella federazione internazionale, i tuoi rapporti, la classe 470, la decisione di presentare la candidatura e le difficoltà della “campagna elettorale”, fino al voto di sabato a Madrid.
AP: Mi sono “ammalato di Vela” a 13 anni con un Vaurien di legno. Seguirono un’Alpa S, poi il primo 470 e l’attività agonistica con mio fratello Alessandro, ispirandoci a due campioni del calibro di Tommaso ed Enrico Chieffi. Poi nel 1996, sotto l’ala di Sergio Santella, ho iniziato a dare il mio contributo alla Classe 470 Internazionale. Nel 1998 l’allora Presidente mi offrì la candidatura alla carica di Segretario Generale: venni eletto nel novembre dello stesso anno ed iniziarono così i primi contatti con l’ISAF per l’attività di lobby in favore del 470. Seguirono, nel 2002 la carica di Vice Presidente, nel 2005 quella di Acting President e nel 2006 quella di Presidente, carica che ho mantenuto fino a domenica scorsa. Parallelamente, nel 2004 sono diventato membro del Constitution Committee dell’ISAF ed ho iniziato così a lavorare e a conoscere dall’interno il mondo dell’ISAF, un consesso internazionale di oltre 120 paesi, ciascuno con le proprie esigenze e specificità, un panorama affascinante e complesso, con le sue dinamiche, i suoi equilibri, le sue regole, spesso non scritte. Col tempo è nata – grazie anche al fondamentale ed insostituibile ruolo di mia moglie Susanna – una rete di rapporti (molti dei quali sfociati in vere e proprie amicizie) con i membri del Council dell’ISAF e con la gran parte dei delegati dei vari paesi. Si è così arrivati allo scorso anno quando un esponente di primissimo piano dell’ISAF mi suggerì di pensare seriamente alla mia candidatura alla Vice Presidenza dell’ISAF. Ne feci cenno al Presidente Gaibisso il quale decise di attendere gli eventuali sviluppi che si concretizzarono poi quest’estate a Qingdao. Alla decisione di candidarmi, presa di comune accordo con il Presidente Gaibisso, è seguita una personale “campagna elettorale” che mi ha portato ad essere il candidato con il più alto numero di nomination letters, ben 28 (ed alcune arrivate oltre il tempo limite) da parte di altrettanti paesi di tutti i cinque continenti. La settimana di Madrid è stata concitata ed impegnativa ma il “team” italiano si è rivelato vincente e di grande supporto: Carlo e Laura Rolandi, mio fratello Marco e mia moglie Susanna. E’ stata un’esperienza eccitante, culminata con la grande gioia dell’elezione. Un grazie infine al Presidente Gaibisso per aver creduto nella mia candidatura e per aver tenuto i contatti giusti nonché al futuro Presidente della FIV, Carlo Croce, per il supporto ricevuto con la sua presenza a Madrid la sera del premio di velista dell’anno.
Quali sono secondo te le sfide più delicate che si prospettano per la Vela mondiale e quindi per l’ISAF?
AP: Ci aspettano sfide su più fronti: ampliare la partecipazione, promuovendo la diffusione di questo sport in nuovi paesi ed incrementarlo laddove è presente; migliorare la comunicazione, attraverso scelte mirate, affinché la Vela possa avere sempre più risalto nel panorama mediatico internazionale (soprattutto al di fuori delle manifestazioni più note, quali la Coppa America), percorrendo anche strade fino ad ora non battute. Penso ad esempio al fatto che la Vela istituzionale debba valutare un’apertura ad una cooperazione più stretta con i vari operatori commerciali e professionali dell’intero settore velico.
Con il nuovo Executive Committee sembra emergere un’ISAF per la prima volta non più sotto il controllo dei paesi del mondo anglosassone: è così? E come si è arrivati a questo risultato? E quali sono i nomi emergenti in seno all’ISAF, quelli che assumeranno la guida dell’ente velico mondiale?
AP: Ovviamente i nomi emergenti sono sette e sono quelli dei Vice Presidenti, ma al di là delle vistose esclusioni, un buon Executive Committee non ha né nazionalità né agende personali. L’Executive Committee non farebbe un buon lavoro se non prestasse attenzione alle competenti istanze di paesi che, come l’Inghilterra, sono da sempre ai vertici di questo sport e che, non dimentichiamolo, mietono successi da molti anni. Certamente l’esito elettorale ha segnato una svolta che riflette l’esigenza di dare ascolto a paesi al di fuori della cerchia anglosassone. Come tutte le organizzazioni sportive a livello internazionale, l’ISAF deve seguire i trend attuali ma deve sapere anticipare quelli futuri, ed è per questo che non potrà trascurare i protagonisti ma ancor più i paesi emergenti. Laddove ci sono giovani, l’ISAF deve esserci: promuovere la Vela non è solo promuovere lo sport che amiamo, ma è anche diffondere disciplina, principi sani, uno stile di vita ed un modo di essere.
Un tuo messaggio da Vice Presidente della Vela mondiale, a tutti i velisti italiani: spiegando che l’ISAF (o la FIV) non è un’istituzione burocratica ma le sue decisioni possono realmente cambiare e governare lo sviluppo della Vela.
AP: Più che lanciare messaggi, mi piacerebbe, se possibile, rivolgere un invito a tutti i velisti italiani: siate propositivi, fate conoscere le vostre idee, esigenze, suggerimenti, comunicate con le classi, nazionali ed internazionali, con la FIV, con l’ISAF. Solo così si può veramente contribuire a migliorare il nostro sport perché troppe volte le buone idee non riescono ad arrivare sul tavolo.
(da federvela.it)