Il governo australiano ha annunciato le proprie proposte in tema di nautica e pesca: in particolare, le speranze di Canberra sono quelle di veder trionfare il senso comune, piuttosto che lasciare spazio ad altre iniziative che invece minacciano seriamente di bandire la pesca in una larga porzione di oceano nella costa sud-occidentale. Una bozza di programma è già stata approntata dall’esecutivo federale, il quale si è occupato da tempo di tali questioni. In effetti, è da qualche mese che si parla con insistenza di istituire dei parchi marini che siano in grado di coprire ben 530mila chilometri quadri, più precisamente nella zona compresa tra la Shark Bay e la Kangaroo Island, nella parte più meridionale della nazione oceaniana. C’è comunque da precisare che il ministro delle risorse ittiche statali, Norman Moore, sta tentando in tutti i modi di consentire la pesca commerciale e amatoriale in queste zone, così a rischio negli ultimi tempi.
Lo stesso Moore ha fatto sapere di recente di voler considerare anche altre aperture di aree appositamente pensate per questo scopo, anche se l’iter legislativo sarà sicuramente lungo e tortuoso. Le attività in questione vengono viste come essenziali nel vasto paese e questi progetti cercano di affrontare un paradosso piuttosto marcato, vale a dire il continuo incoraggiamento a una alimentazione basata sul pesce e il contemporaneo divieto di accesso alla pesca, un processo controproducente secondo molti addetti ai lavori.
Il Conservation Council ha però bollato le prese di posizione del ministro Moore come “vecchie e fuori moda”, dunque bisognerà trovare un importante punto di contatto. Ad esempio, il suggerimento di quest’ultimo organismo è quello di implementare attività ittiche più salutari e rispettose dell’ambiente, mediante degli ecosistemi o dei veri e propri “santuari marini”. Gli esempi di successo in tal senso sono le aree della Ningaloo Reef e della Great Barrier Reef, nelle quali be nil 30% delle acque sono gestire in una maniera simile.