È la città danese di Horsens che ha dato i natali a Vitus Bering, uno dei più grandi navigatori del ‘700 e di tutti i tempi: che cosa ha fatto di tanto eroico e straordinario per meritarsi addirittura l’intitolazione di uno stretto e un’isola? La sua passione per il mare nacque sin da quando era giovanissimo, tanto da dedicare gran parte del proprio tempo all’esplorazione. Il suo ingresso nella Marina russa avviene nel 1703, a ventidue anni, quando è già sposato e padre di diversi figli. Le sue doti cominciano ad essere notate nel corso della guerra tra Russia e Svezia, una delle campagne militari più volute dallo zar Pietro il Grande: è proprio quest’ultimo che attende la fine del conflitto e lo mette a capo di una spedizione dal sicuro fascino ma anche molto pericolosa. Lo zar voleva conoscere nel dettaglio cosa si trovava ai limiti orientali del proprio impero, non lontano dalla costa settentrionale dell’Asia.
A quel tempo, infatti, la zona in questione era pressoché sconosciuta e non c’erano nemmeno delle carte a disposizione. Asia e America erano unite geograficamente oppure esisteva il mare? La partenza da San Pietroburgo avvenne nel 1725 e l’equipaggio di Bering arrivò fino in Siberia e nella penisola della Kamchatka: è da qui che salparono le navi per le scoperte vere e proprie. Nel 1728 venne attraversato lo stretto che ora porta il suo nome ed è a quel punto che si comprese la reale distanza tra i due continenti.
Nel 1730 la spedizione fu nuovamente a casa. Ma un’altra avventura attendeva Bering e i suoi uomini: nel 1733 furono nuovamente in viaggio e l’intento era quello di raggiungere le coste americane dell’Alaska, ma il grande navigatore scandinavo perì nel dicembre del 1741 in una landa deserta che poi prese il suo nome e dopo diverse tempeste e malattie che funestarono la nuova epopea.