La città di Piombino e soprattutto il suo porto nautico possono sperare in un futuro migliore. La Regione Toscana ha già deciso di dar vita a un apposito piano di sviluppo dell’area, il quale verrebbe a essere realizzato con i sette milioni di euro attuali e altre somme future: anche i privati faranno parte dell’affare, stanziando somme di denaro importanti destinate a sostenere le infrastrutture nautiche e la produzione dell’acciaio, settore ben presente in questa località in provincia di Livorno. Gli impianti presenti nel porto sono quelli della Magona e della Lucchini, ma le loro attività sono ormai ferme da diverso tempo; molti dipendenti sono in cassa integrazione, ma si guarda con un certo ottimismo al prossimo mese di settembre, quando il polo siderurgico di Piombino rivedrà la luce grazie alla Tenaris e alla Arcelor-Mittal.
Il successo dell’iniziativa dipenderà in larga misura dalla corretta introduzione del nuovo modello economico, con l’acciaio a dominare come accade dal 1865, quando furono aperte le prime officine di Piombino. Il confronto tra un passato non troppo lontano e il presente è abbastanza impietoso, i lavoratori che sono impiegati dalla siderurgia e dal porto sono in declino, quindi bisogna agire presto e con decisione. L’acciaio può tornare a risplendere, ma soltanto a patto che il suo rilancio coincida con quello del turismo, della nautica, dei servizi e delle varie attività che sono legate all’ambiente e alla green economy.
Si tratta di obiettivi troppo ambiziosi per una città non grandissima come Piombino? Il comune si sta già mobilitando e le varie strategie sono state indicate, ma non devono rimanere soltanto su carta. Tra l’altro, le istituzioni territoriali, le parti sociali e l’autorità portuale dovranno continuare a svolgere il loro prezioso gioco di squadra, lasciando alla siderurgia il posto di primo piano che merita in tutto e per tutto, visti i suoi collegamenti con il mondo del lavoro.