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Nautica, Gran Bretagna: nuove norme sulle emissioni

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  La Chamber Shipping del Regno unito si è espressa recentemente a favore dell’adozione della circolare dell’International Maritime Organization (IMO), relativa alla riduzione delle emissioni di carbonio da parte delle navi; per effetto del provvedimento, l’associazione degli spedizionieri marittimi dovrà adeguarsi a quanto previsto dalla normativa IMO, a partire dall’adozione di sistemi caratterizzati da maggiore ecocompatibilità, eventualmente ricorrendo anche allo strumento fiscale per conseguire gli obbiettivi stabiliti dal Governo.

Le questioni legate alle emissioni di carbonio da tempo hanno coinvolto anche il settore navale, aprendo il dibattito a livello internazionale sulle misure più efficaci adottabili in proposito, ricercando soluzioni valide a livello globale.

Le direttive IMO si pongono sicuramente come una delle strade percorribili, non sempre tuttavia trovando l’accordo degli altri organismi internazionali: l’UE si è ad esempio mostrata contraria proprio all’utilizzo dello strumento fiscale attraverso il principio dello scambio di crediti.

Anche la Chamber Shipping britannica è alla ricerca delle soluzioni più indicate per incoraggiare la riduzione delle emissioni, preservando allo stesso tempo la crescita del settore sotto il profilo industriale e commerciale, al fine di impedire che le normative ambientali costituiscano un ulteriore ostacolo, che vada ad aggiungersi alle conseguenze della crisi globale.

La ricerca di una strategia comune a livello globale per la riduzione delle emissioni si sta rivelando esercizio difficile: da una parte ci sono i sostenitori dell’applicazione di un contributo che vada a costituire un fondo per la riduzione dei gas-serra; dall’altra coloro che sostanzialmente si oppongono ad ogni restrizione, mettendo in dubbio la questione del riscaldamento globale fin dalle sue basi scientifiche.

Un dibattito che, secondo quanto affermato recentemente dal direttore generale della Chamber of Shipping dovrà basarsi su questioni pratiche, più che congetture, evitando che le grandi aziende acquisiscano quote di mercato ai danni delle piccole e medie imprese.

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