Forse in pochi lo sanno, ma i mari che circondano la nostra penisola sono ricchi di tesori che ancora non sono stati scoperti: oro, preziosi, casse di denaro, monete, ceramiche, gioielli, anfore e molto altro si trovano a molte miglia di profondità, in diverse posizioni ovviamente. A dire la verità, in questo caso si tratta però di reperti sommersi che appartengono allo Stato, quindi è praticamente inutile e vietato immergersi nel tentativo di recuperarli. Il motivo di una simile ricchezza è presto detto, in due millenni le acque italiane sono state protagoniste di diverse centinaia di naufragi e questo è tutto ciò che resta degli antichi carichi. Quali sono le posizioni e i tesori più interessanti?
Si può partire dalla parte settentrionale del paese: ad esempio, a largo della Liguria si potrebbero recuperare diverse casse di monete d’oro di una galea spagnola del XVI secolo, oltre alle moltissime anfore di vino appartenute a una imbarcazione affondata a largo di Albenga (siamo in provincia di Savona) addirittura nel I secolo a.C. Tra Venezia e Ravenna, invece, sono ancora custoditi ben 40mila ducati d’oro del 1509, anche se la posizione esatta non è nota.
L’Isola d’Elba e l’Isola del Giglio, poi, custodiscono nelle loro profondità altri preziosi beni: nel primo caso, il riferimento va al piroscafo Polluce, il cui ultimo viaggio risale al 1841 e che vantava a bordo molti gioielli, mentre nel secondo si tratta di una nave etrusca che trasportava anche elmi e strumenti musicali piuttosto pregiati. Scendendo sempre più a sud, si arriva al Golfo di Napoli e alla nave ammiraglia della flotta di Carlo II d’Angiò, affondata nel 1284 in queste acque insieme ai suoi gioielli, mentre una parte del bottino del famoso sacco di Roma (455 d.C.) è finito per sempre al largo delle Eolie, sulla rotta per Cartagine che una nave vandala stava percorrendo.