Il Giappone è la nazione protagonista di una nuova importante scoperta archeologica che ha a che fare con la nautica: in effetti, un vascello mongolo risalente al XIII secolo è stata scoperta nel fondale marino nipponico. Nello specifico, si presume che questa imbarcazione abbia preso parte all’invasione del popolo degli Urali nel ‘200, molto probabilmente nella zona più meridionale del paese asiatico. Si tratta del primo mezzo che viene ritrovato in queste condizioni, intatto e fruibile in maniera adeguata da parte degli studiosi, tanto che si è già compreso che quella stessa invasione faceva parte della serie di tentativi della Cina e del suo imperatore Kublai Khan (dinastia Yuan) di soggiogare il Giappone tra il 1274 e il 1281, circa una cinquantina di anni dopo la morte del grande condottiero Gengis Khan.
Per il momento, comunque, i ricercatori sono stati in grado di recuperare alcune anfore e palle di cannone dal relitto, tipici strumenti utilizzati dalla flotta mongola. A questo punto, però, si può gettare una nuova luce sulla tecnologia marittima. Questa nave da guerra è stata localizzata grazie agli ultrasuoni a ben settantacinque piedi di profondità e ora consente di riscrivere in modo ancora più preciso la storia nautica del continente asiatico.
Il team archeologico coinvolto nella scoperta fa parte della Università delle Ryuku ed ha avviato la scoperta dall’Isola di Takashima (ci troviamo nella prefettura di Nagasaki), anche perché si era a conoscenza del fatto che diverse imbarcazioni della Mongolia avevano solcato queste acque. Nello specifico, si parla di qualcosa come 4.400 navi con a bordo oltre 140mila soldati mongoli, i quali attraccarono in Giappone nel 1281; la storia è piuttosto avvincente, anche perché dopo il ritorno ai loro mezzi, la flotta in questione fu investita da un devastante tifone che scrisse la parola fine ai piani di invasione (questa tempesta è conosciuta da tutto il popolo giapponese come “kamikaze”).