Una lunghezza di ottantotto metri, un peso di 1.240 tonnellate, tre alberi in carbonio e una superficie velica di ben 2.400 metri quadrati: tutti questi dati si riferiscono al clipper The Maltese Falcon, l’imbarcazione costruita in Turchia da una società cantieristica completamente italiana, la Perini Navi. Si capisce bene che con caratteristiche simili, questo mezzo è un vero e proprio gioiello della tecnologia nautica, ma dall’utilizzo incredibilmente semplice, visto che basta una sola persona per tutte le manovre necessarie. Il “falcone maltese” è quindi uno yacht di lusso, commissionato dal capitalista americano Tom Perkins e venduto nel 2009 ad Elena Ambrosiadou, fondatrice dell’hedge fund Ikos Asset Management.
La sua costruzione si basa sul concetto di dynaship, una invenzione che risale addirittura agli anni Sessanta e che deve molto all’ingegnere idraulico tedesco Wilhelm Prolss, il quale intendeva dar vita a imbarcazioni di prestigio, ma che fossero molto agevoli nella loro gestione. Il computer di bordo provvede a formulare dati e parametri piuttosto sofisticati (come ad esempio la velocità del vento), ma l’operazione avviene in maniera del tutto automatica. L’attivazione dei controlli spetta invece a un operatore, anche se, come già specificato, è sufficiente una sola persona per tutto questo. Tra l’altro, The Maltese Falcon può anche ospitare a bordo dodici ospiti insieme allo staff e include una apprezzata cucina, oltre a steward e hostess.
La registrazione ufficiale risale a cinque anni fa ed è avvenuta a La Valletta, nell’isola di Malta: per il viaggio inaugurale, inoltre, venne scelto il Mare di Marmara, nei pressi dello Stretto dei Dardanelli, con la tratta Turchia-Italia che beneficiò di una tappa proprio nel porto maltese. Ma quanto vale esattamente una creatura dei mari di queste dimensioni e caratteristiche? Lo stesso Perkins ha parlato di oltre 150 milioni di dollari, una cifra mostruosa ma non chiara, visto che è stato anche spiegato che non potrà mai essere superiore ai trecento milioni.