La Cina ha proposto formalmente di istituire un fondo di cooperazione marittima: l’ex Impero Celeste, attuale seconda economia a livello internazionale, ha anche precisato di non avere alcun interesse a impedire il commercio nautico, una precisazione necessaria dopo le critiche mosse da Stati Uniti e Filippine in merito ad alcune dispute territoriali nel Mare della Cina Meridionale. Il fondo in questione, il cui importo è stato fissato nella misura di tre miliardi di yuan (circa 450 milioni di euro), dovrebbe garantire lo sviluppo di un vero e proprio network marittimo con le principali nazioni del Sud-Est asiatico (ad esempio Singapore e Thailandia), come precisato dal vice-ministro per gli Affari Esteri della vasta nazione asiatica, Liu Zhenmin.
Quest’ultimo ha anche spiegato come Pechino creda fortemente nella libertà di navigazione e che non vi siano stati grossi problemi di sorta nello specchio d’acqua in questione. Tra l’altro, l’argomento è stato anche al centro dell’agenda del presidente americano Barack Obama nel suo summit con diciotto paesi della regione. Le principali accuse sono chiare e inequivocabili, la Cina avrebbe abusato della propria sovranità nelle dispute marittime, impedendo di fatto il regolare corso del commercio, ma l’intento dello stesso Obama è quello di espandere la cooperazione economica e militare proprio in questa area.
Le Filippine e il Vietnam sono due delle nazioni maggiormente coinvolte in questo senso, anche perché hanno sottoscritto da tempo dei contratti di esplorazione petrolifera con diverse compagnie, tra cui Exxon Mobil Corporation, Talisman Energy e Forum Energy; la mappa nautica della Cina non viene ritenuta affidabile e accettabile come base di uno sviluppo congiunto dal punto di vista commerciale, d’altronde il Mare della Cina Meridionale fa gola a parecchi, date le sue importanti riserve di petrolio (circa 213 miliardi di barili). Anche il Giappone, infine, ha voluto enfatizzare l’importanza delle regole che vigono in mare, auspicando nuovi sforzi per quel che concerne l’aumento della sicurezza e della competitività.