Lo stesso Gibson ha inviato nel corso della giornata di ieri una lettera ai lavoratori, informandoli del fatto che questa soluzione è stata inevitabile, anche e soprattutto a causa dell’incremento di attività da parte del colosso Maersk (venti milioni di dollari di investimento nel porto). I licenziamenti sono per il momento scongiurati, alla luce dei nuovi lavori che saranno necessari per questi servizi di carico commerciale ad Auckland. Novantasei ore di sciopero non sono certo uno scherzo ed è per questo motivo che le parti coinvolte lavoreranno praticamente a braccetto per scongiurare gli effetti più negativi di questo evento.
Quello che ha indispettito il sindacato è stato soprattutto il nuovo turno di lavoro proposto dalla KiwiRail, la quale si occupa dell’elettrificazione della struttura portuale oceaniana: l’aumento di dieci punti percentuali degli orari giornalieri non è stato affatto digerito, ma non è detto che non vi siano spiragli per una discussione proficua da questo punto di vista. Tra l’altro, Gibson ha confermato che c’è il rischio di licenziamento per quaranta dipendenti, in particolare nell’ambito dell’area dei terminal, ma sarà un compito specifico di Ports of Auckland quello di ridimensionare tale numero.
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