Che la crisi fosse globale si sapeva ma che riuscisse con un ultimo colpo di coda ad interessare anche la nautica non era prevedibile. In questi giorni se n’è dovuto prendere atto.
Anche la nautica è in crisi e nel momento in cui si aprono le iscrizioni al Salone di Genova tutto è tragicamente evidente. Il comparto industriale della nautica, nel nostro paese va a rilento e stenta a ripartire. Non è così nel resto d’Europa. Si pensi soltanto che per la Spagna, che generalmente è usata come metro di paragone, oggi si parla di ripresa ad una velocità superiore al previsto.
L’Italia per tanti anni è stata leader mondiale nella nautica e specialmente nel settore superyacht, invece adesso sembra che abbia perso il primato proprio a vantaggio dei cugini spagnoli. Le cause di questa caduto sono da rintracciare nella politica adottata da chi si occupa di nautica: troppo demagogica e poco attenta alle esigenze del mercato.
Tanto per dare qualche numero diciamo che l’associazione degli industriali della nautica, almeno in Spagna, ha registrato ad aprile un incremento di 397 nuove imbarcazioni da diporto. Un anno fa le nuove registrazioni in aprile erano decisamente molte meno, il 23,4 per cento in meno. Per questo il primo quadrimestre del 2014 è stato incoraggiante. A simboleggiare che la crisi potrebbe essere alle spalle, la Spagna ha riportato le maestranze nei cantieri.
Per quanto riguarda l’Italia a fornire qualche dato ci pensa l’Ucina che racconta come nel 2013 il comparto nautico tricolore abbia registrato un fatturato di 2,4 miliardi di euro, vale a dire il 3% in meno rispetto all’anno precedente. L’Ucina pensava a dati più disastrosi, pensava ad una contrazione del mercato tra il 4 e l’8 per cento. Per questo motivo la nautica italiana è considerata in una fase di ripresa.
Il cammino di ripresa è ancora lungo e dal 16 maggio questa sarà la prima sfida da affrontare per il nuovo presidente dell’Ucina che andrà a prendere il posto di Anton Francesco Albertoni.