Dal 1° aprile 1969 la nautica beneficia di un apposito codice internazionale: si tratta di un sistema che, attraverso l’uso di lettere dell’alfabeto e numeri, rappresenta le situazioni più tipiche in cui può imbattersi una imbarcazione con diverse bandiere da issare in maniera verticale. Nello specifico, le bandiere sono utilizzate a gruppi di quattro e la loro lettura deve avvenire in senso verticale. Le bandiere alfabetiche sono venti e ognuna assume appunto una delle lettere dell’alfabeto, dalla A alla Z; volendo fare qualche esempio, si possono citare la prima e l’ultima bandiera, la A (Alpha), contraddistinta dai colori bianco e blu, la quale sta a indicare un sommozzatore in immersione, con l’evidente messaggio di tenersi a distanza di sicurezza e di procedere adagio, mentre la bandiera Z (Zulu) indica la richiesta esplicita di un rimorchiatore da parte della nave, ma può anche significare, nell’ipotesi di un peschereccio, che si stanno calando le reti.
In quest’ultimo caso, la bandiera è composta di quattro triangoli di colore rosso, nero, giallo e blu. Ma sono molte altre le richieste e le precisazioni: ad esempio, la bandiera B (Bravo), completamente rossa, per avvertire dell’imbarco o del trasporto di merci pericolose, la bandiera O (Oscar), gialla e rossa, per l’uomo in mare, la S (Sierra), bianca con all’interno un quadrato blu, quando le macchine stanno procedendo all’indietro e la bandiera U (Uniform), quattro quadrati bianchi e rossi, per avvertire un’altra nave del pericolo a cui sta andando incontro.
C’è poi il pennello denominato “l’intelligenza”, bianco e rosso, per rappresentare il segno distintivo del codice internazionale dei segnali. Infine, vi sono nove bandiere numeriche, dall’1 al 9 quindi: si possono scorgere i colori nazionali di nazioni quali la Danimarca, il Giappone, l’Inghilterra e l’Ucraina. Come detto, più bandiere possono formare un messaggio in codice, sfruttato largamente in passato, come nella celebre battaglia di Trafalgar (1805).