Giovanni Soldini e Pietro d’Alì ce l’hanno fatta. Alle 3,21 (ora italiana) i due navigatori, a bordo di “Telecom Italia”, sono approdati a Salvador de Bahia, tagliando per primi il traguardo della Transat Jacques Vabre, la regata transoceanica partita da Le Havre. Il Class 40 azzurro ha impiegato 22 giorni, 13 ore e 22 minuti a compiere le oltre 4.000 miglia del percorso, navigando con una velocità media di 8,03 nodi.
Il successo è arrivato al termine di una regata entusiasmante. Perfetto è stato lo scafo, dimostratosi performante in ogni condizione meteorologica, soprattutto nelle ultime miglia, quando l’aliseo di Sud-Est ha spinto gli italiani fino al successo di Bahia. Ineccepibile è stata la tattica di gara, così come la tenuta fisica dei nostri navigatori, veri e propri dominatori di questa regata, condotta dal cancello di apertura fino all’approdo brasiliano. Nonostante ciò, di momenti difficili, Pietro a Giovanni ne hanno dovuti superare parecchi.
Si pensi alle insidie del Pot au Noir, con i frequenti temporali e le bolle di vento, una delle quali ha fatto rischiare alla barca italiana di perdere la vetta della classifica, ma anche domenica 7 ottobre, un mese prima dell’inizio della Transat, quando i sogni di “Telecom Italia” di parteciparvi sembravano svaniti in seguito a uno speronamento da parte di un peschereccio che ne aveva distrutto albero e parte della fiancata.
Anche e soprattutto in queste occasioni Soldini e D’Alì hanno saputo dimostrare grande forza e tenacia, le stesse che gli hanno permesso di aggredire ogni filo di vento durante questi venti giorni di navigazione e ottenere una meritatissima vittoria. “E’ stata una regata bellissima – ha detto Giovanni Soldini all’arrivo – meglio di così non poteva andare. La barca si è comportata al meglio, costruita in tempi record e dimostratasi veloce ed affidabile. Pietro è un ottimo marinaio e con lui c’è stata una splendida sintonia. Tutte le decisioni le abbiamo prese insieme, riuscendo ad andare veloci senza rischiare troppo e controllando gli avversari”.