Le date sono rimaste indelebili per tutto il corso della Seconda Guerra Mondiale: è il dicembre del 1939, quando la corazzata tedesca Admiral Graf Spee, la quale sta conducendo il conflitto in questione da oltre due mesi nell’Oceano Indiano e in quello Atlantico, avvista al largo di Rio della Plata gli incrociatori britannici Exeter, Achilles e Ajax. In realtà, l’imbarcazione teutonica è convinta di trovarsi di fronte a un unico avversario, avendo scambiato l’Achilles e l’Ajax per due semplici cacciatorpedinieri, ed è proprio per questo motivo che si decide di aprire il fuoco piuttosto che fuggire a causa dell’inferiorità numerica. Come è scontato che sia, la Graf Spee viene colpita e costretta alla fuga, ma i britannici non si accontentano e cominciano un lungo inseguimento.
Seconda Guerra Mondiale
L’affondamento del Laconia: una tragedia dimenticata
Ieri sera è andato in onda su canale 5 L’affondamento del Laconia un film tristemente tratto da una storia vera: il 12 settembre del 1942, nelle acque dell’Oceano Atlantico al largo delle coste dell’Africa occidentale, all’altezza dell’isola di Ascensione, un sottomarino U-Boot tedesco U-156 comandato dal capitano di vascello Werner Hartenstein, silura e affonda il Laconia, un transatlantico convertito dalla marina britannica in mercantile armato per il trasporto delle truppe.
La Cassin Young e i suoi problemi di manutenzione
Sono passati ben sette decenni da quando la nave statunitense Cassin Young è sopravvissuta a uno degli ultimi attacchi kamikaze della Seconda Guerra Mondiale: eppure, anche se è passato un così lungo arco di tempo, l’imbarcazione sembra pronta da un momento all’altro ad affrontare il mare aperto. Ma la velocità e la forza di questi colossi sono rimasti ancora intatti? Attualmente, la Cassin Young si trova ancora presso il Charlestown Navy Yard, il parco nazionale che ha di fatto rappresentato la sua unica sede e “abitazione” da oltre trenta anni a questa parte. In gran parte di questo tempo, inoltre, questo colosso della nautica è rimasto ormeggiato nel porto, proprio alla fine del molo in questione. Circa un anno fa, comunque, è stata spostata verso il Dry Dock 1, con una riorganizzazione e gestione che avrebbe richiesto la spesa di ben 3,3 milioni di dollari.